LETTURATORE presenta

Mentre stava cantando rivolta all’acquaio
mente la schiena a fiori come una chiglia
affondando, piegata, lavava
nell’acqua fredda, che serà serà,

mentre a tempo con l’acqua, in chiave di fa, stanno cantando
la schiena, le carte da ramino sparigliate sul tavolo, il gioco
in sospeso, e il ricamo delle foglie, ripetendo
Non chiedere tanto, mentre

stai cantando
mentre, e comunque,
esse chiamano

(voce 1)

sono stato nella terra
quando ancora io non era

la terra è una porta
che porta il nostro nulla

sussurro stesse sillabe mai
nome, nell’aria, nel legno,

case fatte di dove
case fatte di soglia

(voce 2)

sono stato rovi o cervelli o accappatoi gonfi
di fantasmi, apparecchi per i denti
giorni lunghi esattamente
spaesate
case
di saponette
rinsecchite e grucce
rimaste a dondolare
sono dove eravamo a immaginarci,
poveri illusi, nei dagherrotipi

 

 

(voce 3)

quando torno sollevo la gamba
lo scavalco ogni volta
il cane che dormiva accanto la poltrona
probabile che sia
per non disturbare la memoria
del suo non-sonno

(voce 4)

voi io voi io voi io
che cosa potete sapere
del perdersi
se non questo stare vicini
a vibrare –
le luci di posizione
parcheggiati nelle linee
poi andare a ballare
fino all’alba
sfinirsi
di sé

(voce 5)

vi dirò come il vino
se noi stiamo insieme
vi farò quasi bene
vi farete lontano

(altri richiami)

impiccheranno il gatto
tutte le mosche le ali già bruciate
pellegrine in piccole chiese radunate
cagheranno larve sulle soglie dei portoni
paraspifferi efficaci, sarai contento
ti diranno che il gatto è tornato

~
suonano come se io non esistessi
ascolto come potessi ascoltare

da un nulla di torba, argon, catrame
canta me, besame mucho, diastema,

suono della lingua
nel nulla, il resto che c’è sto,

il nulla che muovo
como si fuera esta noche

la
voz

Foto Giulia Mangione 4
~
della lepre che abbiamo investito
ricordo che era viva e calda

che mi ricorda la maremmano
accanto al cucciolo lungo la strada

che mi ricorda che andai a pisciare sul ciglio
rientrando, buio pesto, le quattro frecce

vicino a un istrice titanico
me la feci sulle gambe

che mi ricorda che la lepre tremava
nel suo sangue caldo

– pazzo metallo
stupido caso, senza un tremito
che non ricordi

~

Foto Giulia Mangione 5
il triste meraviglia,
volere bene stanca,
pure il sole di marzo
spossa, il calcio
sulla ghiaia, polvere
in bocca, terra, realtà,
sfinimento, mentre rido
bestemmiando le ginocchia
‘non sei nessuno!’
o ‘io sono la tua ombra!’
per la settima volta
fulminata del pieno
rovescio di dio,
canino del mondo,
oh realtà, oh sfacimento,
che mi hai insegnato a godere

 

 

Testo: Renata Morresi
Fotografie: Giulia Mangione

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