È la solita storia del ragazzino di campagna cresciuto in un tripudio di natura incontaminata e animali, che scorrazza felice per i campi saltellando con un filo d’erba tra i denti. Massì, la saprete di già, ne sono convinto.
Quella dove il ragazzino di campagna si affeziona in modo viscerale e sviluppa un rapporto empatico con una gallina o un’anatra, le battezza con un qualche nome vetusto, da donna di malaffare di un film noir anni ’50- tipo Gilda, o Jole – la porta a spasso per l’aia e le parla come se fosse un essere umano vero e proprio. Certe volte tenta perfino di farla dormire nella sua stanza, ma i genitori glielo proibiscono.
Poi, un bel giorno, il ragazzino siede a tavola con la famiglia e mangia di gusto. È un’occasione speciale, una qualche festività oppure il compleanno del nonno, fa lo stesso. Dopo pranzo il ragazzino esce per fare due passi. Va a trovare Gilda/Jole nel pollaio, e Gilda/Jole non c’è più. Così va dal nonno per chiedergli se per caso sa dove si sia cacciata la sua vecchia amica Gilda/Jole.
Tutte le versioni concordano nell’attribuire al nonno una risposta particolarmente leggera e inadeguata. Una cosa come: “È nel tuo pancino tesoro” o anche “Non lo so, l’ultima volta che l’ho vista era su quel piatto”.
Il dolore del ragazzino si trasformerà negli anni in un rifiuto nei confronti del consumo  di carne come ingranaggio del sistema e bla bla bla….
Ma se la conoscete già, questa storia, è inutile che ve la stia a raccontare.
Testo: Martin Hofer
Immagine: Bernardo Anichini

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