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NUOVA ZELANDA
 

In Nuova Zelanda il cielo è più grande. Vediamo se riesco a spiegarmi: più largo, di un azzurro diverso, le nuvole sono da isola oceanica e non da bacino mediterraneo, rendo l’idea? Probabilmente no. Esistono anche aspetti che invece ci accomunano a questo remoto paese: per esempio le latitudini e le longitudini, che sono pressoché speculari. Se Bugs Bunny scavasse un cunicolo da Bologna attraversando il centro della terra sbucherebbe a testa in giù non lontano dal monte Aspring, nell’isola del sud.
Hanno dimensioni simili e persino la forma a stivale è quella, un altro di quegli scherzi geologici lasciati lì dal Grande Manovratore per confonderci le idee sull’ontologia terrestre.  Ma in tutti i viaggi le cose più interessanti stanno nelle differenze. Come la scarsa densità di popolazione: meno di quattro milioni di umani abitano in un paese grande quanto l’Italia, e se lo spartiscono con circa sessanta milioni di ovini. A parte i facili paragoni tra italiani e pecore, è come immaginare l’hinterland napoletano sparpagliato per tutto il territorio nazionale.

Anche gli uccelli hanno seguito un’evoluzione bizzarra in Nuova Zelanda. Prima ancora dell’arrivo dei Maori e di altri predatori più o meno panciuti, molte specie avicole si sono permesse di smarrire la capacità di volare, che in fondo costa fatica, e se non c’è lo stronzo dell’ARCI-caccia con la doppietta ma chi glielo fa fare. Un po’ per pigrizia e un po’ per mille altri motivi nacquero i Kiwi, che per il loro aspetto marrone e peloso ricordano un incrocio tra il frutto a cui dettero il nome e gli abitanti di queste isole “pacifiche ma non troppo”.

I nativi neozelandesi, i Maori, non sono poi cosí “nativi”, visto che arrivarono dalla Polinesia intorno al 1300. Sono conosciuti per le facce buffe e i tatuaggi fighi, oltre che per una bellicosità rimasta loro prerogativa fino alla nascita del rugby. La cultura Maori si è mescolata solo in parte con quella dei coloni britannici, ma è bello vedere come il popolo neozelandese ha sviluppato caratteristiche comuni, indipendenti dall’etnia. Vige un senso diffuso di rilassatezza e giovialità in tutti gli abitanti; questi aspetti si aggiungono a un innaturale stakanovismo e a un invidiabile spirito di inventiva. Sarà difficile trovare un neozelandese che non si dedichi con pari intensità ai lavori più duri e faticosi così come all’edonismo e al relax, che non abbia fatto quattro o cinque mestieri in vita sua o a cui manchino manualità e ingegno, tipici dei popoli pionieri.

La NZ è un paese facile (beh a meno che non si abbia paura di volare, in tal caso le trenta ore di volo possono risultare un discreto ostacolo e sono consigliabili mete più alla portata: Milano Marittima o Abano Terme, magari). Un paese facile poiché, se escludiamo il potere di indurre psicosi da stress delle sandflies (moscerinus emofagus odiosissimus), non presenta fauna particolarmente rischiosa per la salute umana. A differenza della “vicina” Australia, si può camminare scalzi nei corsi d’acqua e nei boschi senza rischiare di essere uccisi da rospi velenosi, formiche carnivore o marsupiali pugili. Diversamente da molti paesi “esotici”, l’acqua è a prova di amoebiasi o vibrio del colera, il cibo è tendenzialmente non letale (anche se eviterei le kidney pie da NZ$1.50 al Pack’n’Save).

Perfino guerre o attentati non sono da temere, perché nessuno può davvero avercela con la NZ.
Per cui non vi preoccupate se dopo ore di viaggio con il vostro furgone camperizzato, senza incontrare anima viva, venite sorpassati da carri armati ANZAC (Australian and NZ Army Corps. Ndr): con tutta probabilità è solo un’esercitazione di caccia all’opossum, nemico pubblico nuero uno.
Una volta imparato a imboccare le rotonde con la guida sulla carreggiata sinistra sarete a cavallo. Scoprirete che parlano una lingua molto simile all’inglese anche se inizialmente l’accento potrebbe risultare spiazzante anche per un madrelingua: tendono a usare una vocale unica simile a una e molto chiusa, per cui una frase come “check it again mate” suonerà come “cəkətəghənməit” .

Dunque, se avete qualche mese da perdere, godetevi sostanze stupefacenti a buon mercato, contaminate nature incontaminate, scapicollatevi da un dirupo o da una teleferica attaccati a paracadute o corde elastiche, fatevi inseguire da leoni marini di una tonnellata (ecco, in effetti questi costituiscono un discreto pericolo se passate tra loro e il frangiflutti) su spiagge infestate da pinguini nani ed esplorate gli scenari da “terra di mezzo” senza rischiare la decapitazione per mano orchesca.
Testo: Shakai
Immagini: Bernardo Anichini

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