l’INQUIETO presenta:

126 chilometri, 14 chili sulle spalle, 6 giorni, 3 vesciche, 2 bestemmie
CALPESTARE GLI DEI
da Silente a Maialmorto contromano
“prima di cominciare a camminare, tagliati le unghie dei piedi”
antico proverbio etrusco
Episodio 1
14.08.16
Primo Giorno: da Silente al Monte Sudario

09:17
Nottata di incubi e ginocchia moleste, mattina non da meno.
Le pensiline della stazione di Silentericordano che non bisogna uscire di casa, mai. Bisogna partire, anche se è Domenica, ma è una fuga al rallentatore, una continua mancanza di coincidenze, e le persone sono brutte forte, anche prese singolarmente. Si salvano dall’aspro giudizio universale gli asiatici, che almeno sembrano spaesati.
Il pullman arriva, salgo, e mentre andiamo mi accorgo che la città è rasa al suolo – adesso bisogna salire.

10:06
Sì, partenza, evviva!

10:56
Mannaggia mi sono perso. Basta, me ne vado. No dai, continuo.

12:54
Fa caldo.

13:33
Caldissimo.

13:45
Aiuto.

14:09
Pranzo: Riso uovato ai peperoni e carote
Il riso è buono ma mangiare mi disgusta, voglio solo bere.
Sosta prandiale sul Poggio Gran Parto, chiamato così perché arrivarci è una lenta e crescente agonia accompagnata dalla totale perdita dei fluidi corporei. Sono sgretolato, ma tanto ormai sono quasi alla fine, no?
Qua giace tumulato Bruno Cicogna, volato via si presume a causa dell’amore disperato per tale Berta Randagia, nota pinscher anarchica locale. Vicino al tumulo giace un anziano, forse parente del Cicogna, non si alza da due ore, ma emette scricchiolii.
Le mosche cercano di sciogliermi i piedi con le loro bave corrosive – tempo di calzini.

18:42
Ho incontrato una ragazza sola e un fantasma rosa.
La ragazza era seduta nei pressi della Vetta Atroci, mi ha salutato sorridente, ma a quest’ora se la saranno già mangiata le antenne telecom selvatiche – sono spietate da queste parti.
Per il fantasma invece è andata così: ho mangiato un cespuglietto di more. Ho anche bevuto molto, ma davvero tanto, tipo tre litri d’acqua – però non in prossimità delle more, perché ho pensato che avrei assunto liquidi da esse. Dopo circa quindici minuti dall’ingozzo ho sentito il bisogno di sputare, e l’ho fatto. In quel preciso momento ho incontrato il viscido ectoplasma.
Esso era ovviamente lo spirito che possedeva le more da me uccise, tornato per vendicarsi sottoforma di violacea lumaca sudata e arrabbiatissima. L’ectoplasma è fuoriuscito dalla mia bocca e si è appiccicato con forza alla barba, penetrandovi all’interno – ho provato a strapparlo via, ma sono riuscito solo a togliere qualche gocciolante filamento. Ho cercato anche di usare delle foglie di tamarlina spirulacchiamentre intonavo un mantra esorcistico, ma niente. Credo che da oggi alla prossima doccia vivrò col fantasma.

20:36
Cena: Farro all’opulenza vegetale.
Campeggio sul Monte Sudario; effettivamente ci si arriva sudati, ma non è detto se ne esca.
Con gli ultimi barlumi di energia ho fatto in tempo a montare la tenda, e il buio già porta il rumore di cose mortali, tipo le foglie secche, gli alberi che tornano a casa da lavoro, il Cassadrittasui vicini colli di Bavalana…
Nel caso non ritorni asfaltate tutto. Buonanotte.



Testo & immagini: Bernardo Anichini

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