Prima parte
Un lunedì mattina di fine agosto ho provato ad inviare curricula alle aziende per trovare un lavoro.

A caso.
Le cose non si sono messe bene. Il periodo dell’anno, economico in generale, l’ufficio di collocamento chiuso di lunedì, la mia laurea poco spendibile.
Ho pensato allora di diventare scrittore, ma non avevo niente da dire. Niente di niente in assoluto.
Tuttavia non ho desistito, avevo un computer, connessione internet dei vicini e, soprattutto, tempo: ho provato con la scrittura automatica, una descrizione impersonale di quello che faceva la gente su facebook.
L’esperimento è durato una mattina da cui è uscito quanto segue.

Non me ne vorranno i miei amici digitali e reali che mi perdonano sempre tutto se evito di sostituire i loro nomi veri con nomi fittizi.

 

 

 

 scrittura automatica di social network
Sara si è messa con Tomaso (una sola s) di lunedì. Alle dieci e cinquantanove. Alle undici in punto, dunque un minuto esatto dopo il fidanzamento, Sara ha invece condiviso sulla bacheca un fenomeno in sé molto triste, circa alcuni cavalli, cavalli dell’ippodromo di San Rossore, che verranno abbattuti se nessuno se li piglia.

I due fenomeni, fidanzamento con Tomaso da un lato e cavalli morti dall’altro, moltitudini di cavalli da monta che verranno abbattuti, non possono certo apparire eventi scollegati, non lo sono, ma collegati tra loro indissolubilmente, così come lo sono le dieci e cinquantanove con le undici di mattina. Lunedì mattina.

Clara domanda a Simon, Francois e Coren se anche loro si trovino a Troyes, ma nessuno ha ancora risposto e sono già passati 42 minuti da quando Clara ha rivolto la domanda.
Quindi forse non sono a Troyes o forse non hanno voglia di vederla o altro da fare. Cosa, in questo lunedì d’Agosto? Cosa stanno facendo i miei omonimi francesi che non rispondono a Clara questo lunedì mattina? Saranno agli uffici di collocamento a cercare lavoro? No, il lunedì mattina è solo su appuntamento. Forse sono andati a portare dei curricula di persona. Deve essere così.

Carlos dice che “El nombre es lo de menos”, il nome è il meno. Ma in effetti lo spagnolo si capisce.  Non capisco bene cosa c’entri il commento con la foto del vecchio Carlito brigante che non rivedo dai tempi del whisky a Malta e della tristezza e degli oceani di autoreferenzialità. Carlos, nella foto, è con gente sorridente tutta intorno. Lui ha l’aria che fa di solito quando parla di soldi e del padre. Ad ogni modo, la definizione, El nombre es lo de menos, continua a non dirmi niente. Basterebbe leggere i commenti, ben sei, per capire forse il senso di quella frase, ma sono certo che non li leggerò. Ciao Carlos. Ci vediamo, sì.

Eby alle cinque e mezzo di stanotte doveva avere dei seri problemi a prendere sonno. Lascia testimonianza di questo disagio tramite una breve storiella edificante. È la storia di un uomo ricco che dà un cesto di spazzatura a un povero. Il povero lo svuota, lo lava e lo restituisce all’altro con dentro dei fiori. Perché, chiede il ricco? Ognuno, dice il poveraccio, dà ciò che ha nel cuore. Io l’ho trovata una storia orrenda, sviluppata molto male da quello che l’ha inventata, un finale tutto da rivedere. Il povero, nella spazzatura, avrebbe potuto cercarvi del cibo o qualcosa da rivendere o da riutilizzare. Invece niente. Lo svuota. Ma che senso ha? Lo lava addirittura. Non ha proprio senso e sono sicuro che adesso Eby stia ancora dormendo con la testa piena di stronzate e risentimento. Per lui è ancora domenica notte.

Anche Valentina ha avuto un lunedì mattina all’insegna della morale semplice e cara di Nonna Papera. Dice, in spagnolo, che le cose migliori della vita sono gratis. E vedi anche che non ti confondano. Valentina iniziava il suo lunedì molto probabilmente inoperoso con questa affermazione. Il punto debole della frase sta ovviamente in quel “migliori”, che lascia comunque un margine abbastanza ampio per cose non migliori ma fondamentali che verranno pagate a caro prezzo, probabilmente pagate da qualcun altro.

Celine, che è gemelli e sempre un po’ in ritardo sul presente, ha condiviso adesso la copertina di “Le Monde”. Si vede Armstrong, l’astronauta, con alle spalle il bandierone americano. Tutto questo perché ieri, ed ecco la lentezza di Celine, il tale è morto. Il primo uomo sulla luna è esploso in circostanze niente affatto misteriose e adesso non si dica che non era una figura scomoda e che quella storia non sia stata una montatura mediatica per il controllo delle coscienze, come già sostengono da anni i meglio informati.

 



Seconda parte

È passato un anno e mezzo e io ancora mi rigiro tra le dita questo testo, tra le mie dita atrofizzate a causa del lavoro che me le impegna parecchio.
Con questa frase innocente non vorrei denunciare tra le righe alcun tipo di sfruttamento o pretesuccia sindacale di sorta, poiché dipende da me e solo da me che mi facciano male le articolazioni, per il mio riuscire a usare al computer solo l’indice e, in rarissime occasioni, il medio.

A un anno e mezzo di distanza da quel testo spensierato o forse disperato, mi rigiro ancora tra le dita metaforiche e contratte questi appunti sparsi e penso per un momento che sarebbe bello, come in quei film che ora non guardo più, sapere dove sono andati a finire i protagonisti della storia, come in Animal house, se poi la memoria non mi inganna.  Basterebbe controllare su internet, ma so che non lo farò.
Comunque ci siamo capiti: quei film che finiscono e si ha un supplemento di finzione. Ci è dato sapere che ne è stato dei personaggi. Sì, mi piaceva l’idea di ritornare ancora una volta su quelle persone con cui condivisi una mattina di agosto e vedere che ne è stato di loro.Questo forse servirà a capire come sto io oggi, o forse a niente.  Forse semplicemente a concludere questo testo.

Cosa ne è stato dei protagonisti

Sara sta ancora con Tomaso. O forse è solo rimasta la spunta.
Pubblica una foto di sé, ad una vicinanza tale dall’obiettivo da mettere in rilievo la sua pelle, liscia, quasi bruciata per il flash della foto. È una foto che definirei intimista.
Non si vede la bocca, il luogo della seduzione; solo gli occhi, che guardano verso destra, verso in basso a destra e uno psicologo forse potrebbe dire se sta mentendo o dicendo la verità. Io no.
È una foto, ora ho capito, dove si riesce a vedere anche la bocca, ma quasi non si notava, a un primo sguardo. La bocca, come la linea del naso, sono semi-scomparsi per la luce del flash. Sara adesso lavora come ebanista, da qualche parte, nelle Marche, ha ancora una relazione sentimentale e ha messo una foto profilo in cui appare lievemente infelice, chissà se dipende dalla relazione, dal contratto di lavoro o da cos’altro.

Clara non domanda più niente a nessuno. È stato il suo compleanno e tutti le fanno gli auguri. Ha compiuto venticinque anni e insomma anche la piccola Clara sta crescendo e lavora in una qualche situazione di etichette musicali indipendenti, in una Francia che da quaggiù si presenta tres cool.
Io non so con esattezza, ma a giudicare dal numero di like che non ricevono i suoi articoli di musica inascoltabile che propone, Clara deve fare roba veramente molto interessante e innovativa.
Non lo dico per salvare me e le mie cose desolate che pubblico sul social network. No, non sono le solite chiacchiere per difendermi indirettamente dalle accuse sul valore artistico delle cose che faccio in relazione al riconoscimento che se ne ottiene.

Carlos ha quasi completamente smesso con i suoi commenti incomprensibili e ora posta soltanto foto di impianti sciistici innevati. Ricordo ancora il suo segno zodiacale eppure sono passati anni e anni senza mai cacarsi di striscio, neanche un saluto per Natale o un like a caso, o per pietà.
Sta leggermente imbolsendo, il vecchio Carlito e adesso mi chiedo se sopravvivrà alle annuali epurazioni che compio nel mio profilo facebook.
Se abbia ancora senso vedere queste foto, leggere questi brevi commenti ogni giorno che passa sempre più incomprensibili.

Eby, mi sembra di capire, aprirà un negozio di spezie e di riso e di té persiano, paese fantasmatico da cui egli proviene. Scrive ancora piccole storielle edificanti tipo quella del povero e del ricco e dei loro cestini, ma meno di un tempo.
In una recente riflessione parla dell’eterna lotta tra il bene e il male che poi sintetizza in un momento dionisiaco in cui egli si riconoscerebbe parte o parte integrante. La mia psicologia spicciola che raramente sbaglia mi porta a pensare che Eby continui a passare delle serate divertenti, che il negozio di spezie sia ancora notevolmente di là da venire e per il resto la solita bacheca zeppa di puttanate e donnine seminude postate da suo fratello maggiore.

Valentina è un mistero: forse si occupa di fotografia, che però è sinonimo da sempre di disoccupazione e povertà, almeno che tu non sia ricco di famiglia o trovi ospitalità in una mansarda. Quindi.
La trovo bene Valentina, fa delle foto abbastanza interessanti, ci sono dei riflessi, dei bianchi e neri in cui lei compare e scompare, io penso che dopo gli anni passati all’estero sia tornata a casa sua, come sempre accade, che sia tornata nel suo piccolo paese del sud e che là sia una sorta di profeta o fantasma e scriva frasi sibilline così da conquistare i ragazzi e le ragazze più belli di quando era una bambina e poi dedicarsi invece ai più sfigati e reietti del paese e agli animali in senso letterale, sempre per ragioni poco chiare, ma che si potrebbero leggere in relazione alla situazione socio-economica in cui lei si trova.

Che ne è infine della dolce Celine, del suo essere altrove, sulla luna, con un giorno di ritardo sul tempo presente? Pubblica una foto dell’estate, con la pelle color bronzo, lei che di solito è così algida. Ha i capelli corti, tiene in mano un cocktail dal nome esotico ed è con delle amiche attorno che fanno come lei.
Poi una foto di copertina dove un verbo all’imperativo e un’imprecazione americana invocano e impongono un immediato trasferimento a New York come soluzione alle problematiche in generale e in particolare a quelle del suo presente francese, dove le cose devono essere abbastanza statiche. Celine sogna ancora la luna ed è per questo che mi piace e le ho messo un like: a quella foto dove sta sul divano, quella in cui guarda verso l’obiettivo e non indossa le scarpe.

 

 

Testo: Simone Lisi
Immagini: Enrico STR3S Giannini, Fabio Carretti

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