Gli sembra strano che, dall’altro lato, la coda sia così lunga. Perché sorbirsi tutta quell’attesa, quando basterebbe fare come lui e spostarsi davanti al secondo sportello, del tutto identico al primo. Aldo lo scopre presto.
“Questo è lo sportello per i non abbonati.”
L’impiegato gli sta indicando una targhetta con frecce varie, affissa vicino alla porta d’ingresso.
“Lei ha l’abbonamento? Allora deve andare all’altro sportello.”
“Ah, grazie.”
La stessa risposta che aveva dato molti anni prima alla madre, quando gli era stato detto di essere abbonato fin dalla nascita: “ah, grazie”.
Del resto, la madre gli aveva anche spiegato che è diritto di ogni genitore, in quanto tutore legale del minore, abbonare i propri figli. In questo modo, mamma e papà gli avevano garantito tutta una serie di servizi, agevolazioni e priorità, per il resto della vita. Ah, grazie.
Gli abbonati possono godere di tanti privilegi e vantaggi riservati esclusivamente a loro, oltre a essere automaticamente iscritti al fondo pensionistico nazionale. Ah, grazie.
“E i non abbonati, mamma?”
“Non hanno nessun vantaggio.”
“E perché non si abbonano?”
“Non ne ho idea. Dovresti chiederlo a loro.”
Da quel giorno, era diventato il suo chiodo fisso. Però, quando gli capitava di parlare con uno di loro, Aldo non aveva mai trovato il coraggio di domandarglielo. In genere si vergognava, come spesso accade a chi pensa di essere un privilegiato, e temeva di ferire la sensibilità del non abbonato di turno. Altre volte, invece, era lui a sentirsi in difetto. Come quella sera in discoteca, quando aveva assaggiato il cocktail di Francesco e, volendo ordinare lo stesso, si era sentito rispondere: “No. Quello è nella lista dei generici. Tu, con la tessera dell’abbonamento, hai a disposizione molte più scelte, tutto quello che trovi nella Superlista!”
Peccato che nella Superlista non ci fosse il cocktail che avrebbe voluto bere lui. Ah, grazie.
Aldo aveva provato un certo imbarazzo e, di conseguenza, non gli era neanche passata per la testa l’idea di chiedere all’amico perché non si fosse abbonato.
Poi, non aveva avuto molte altre occasioni per porre la fatidica domanda. Non era facile conoscere dei non abbonati né avere a che fare con loro. Tutti i suoi parenti erano abbonati, tutti gli amici dei suoi genitori e anche tutti i suoi compagni di scuola.
Il caso volle, però, che al posto dei suoi vecchi vicini di casa si trasferisse una famiglia abbastanza stramba. La madre di Aldo, in modo eloquente, li chiamava proprio i Non Abbonati. Non l’aveva mai sentita spettegolare con le amiche come al solito, parlando del mestiere del marito o dei vestiti della moglie. Parlava solo del fatto che non fossero abbonati e, quando lo faceva, aveva sempre un’aria sospettosa. La cosa accresceva ulteriormente la curiosità di Aldo, curiosità che lui riversò soprattutto sulla figlia dei coniugi Non Abbonati. Quella ragazza gli piaceva. Aveva qualcosa di strano che attraeva Aldo. Forse, lo attraeva soprattutto l’idea di avere un’altra occasione per scoprire perché certa gente decidesse di non fare l’abbonamento. Iniziò un’opera di avvicinamento lenta e prudente, come quasi tutti i giovanotti che non hanno mai corteggiato una ragazza in vita loro. Per quanto stentasse a crederci, anche a lei piaceva. Cominciarono a vedersi tutti i giorni.
Aldo aspettava solo il momento giusto per domandarle per quale motivo lei e i suoi familiari non si fossero abbonati. In realtà, stava aspettando anche un altro momento, quello in cui avrebbe provato a baciarla. Pensò che avrebbe potuto tentare entrambe le cose alla Festa di Primavera. Fece ricorso a tutta la sua audacia adolescenziale per chiedere alla ragazza di andarci insieme a lui.

“Mi dispiace, Aldo, non posso. La Festa di Primavera è riservata agli abbonati. Io andrò a quella della mia scuola…”, scuola per non abbonati, ovviamente. Neanche una settimana dopo, la figlia dei vicini si era fidanzata con un ragazzo non abbonato. Ah, grazie.
Imprigionato nella lunga fila di abbonati che aspettano di raggiungere lo sportello, Aldo ripensa ancora a quella delusione, la più grande della sua vita. Ricorda di esserci rimasto tanto male da andare a informarsi sulle pratiche necessarie per annullare l’abbonamento. Non era possibile, purtroppo. Un abbonamento non può essere annullato, può soltanto decadere in seguito al mancato utilizzo protratto per almeno dieci anni. Ma come fare a non usare l’abbonamento per dieci anni, dato che in ogni minima attività quotidiana c’è una discriminazione di fondo tra abbonati e non abbonati? Una volta che sei abbonato, non ne esci più.

Subito, gli tornano in mente tutte le cose a cui ha dovuto rinunciare a causa dell’abbonamento: viaggi, menù al ristorante, concerti, quelle scarpe da ginnastica trovate al mercatino dell’usato, un cane (Aldo voleva un bastardino ma la lista per abbonati comprendeva solo cani di razza… ah, grazie).
Chissà quante altre possibilità di scelta gli erano state precluse dal fatto di essere abbonato.
I ricordi di gioventù risvegliano in lui un grande dubbio e gli viene spontaneo pensare che, anziché chiedersi perché la gente scelga di non fare l’abbonamento, ci si dovrebbe chiedere piuttosto perché lo faccia. A cosa serve davvero l’abbonamento? Sua madre gli avrebbe risposto elencando una lunga serie di benefici e privilegi, ma Aldo ormai ha capito che questi sono bilanciati da altrettanti svantaggi. Allora, a cosa serve davvero l’abbonamento? Probabilmente lo sanno soltanto i non abbonati.

Testo: Fabrizio di Fiore
Immagine: Stefano Stentwo Sergiampietri

 

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