Questo racconto è ambientato in un supermercato ma all’inizio nessuno lo sa. Nemmeno il lettore lo saprebbe se non fosse che spesso, ingordo, il lettore legge subito le prime righe. Queste.

Però poi avevamo deciso, per il bene della letteratura, avevamo deciso di abbandonare la metaletteratura, ma la letteratura e la metaletteratura ci scappano di mano e si sovrappongono e ci confondono e così poi non sappiamo mai dove sia il confine tra letteratura e non letteratura, tra metaletteratura e non metaletteratura, tra super-mercato e non supermercato tra quello che vorrei dirti io e quello che io, travestito da qualcos’altro, ti direi comunque. In ogni caso, tanti saluti al lettore da parte mia.

Siamo in un supermercato. Siamo in un supermercato?
Non sapevamo cosa comprare.
Avevamo nello stomaco un buco da riempire, un buco cosmico e freddo nel nostro stomaco, un buco grande così, anzi, così, e dovevamo comprare qualcosa da mangiare, qualcosa d’importante, qualcosa che non solo ci sfamasse ma nel quale potessimo anche riconoscerci.
“Cosa compriamo?”
“Non lo so.”
“Dei cereali base?”
“Non lo so.”
“Dei legumi secchi?”
“Non lo so.”
“Paella?”

Avevamo bisogno di qualcosa da comprare, qualcosa che ci rappresentasse per bene, non sarebbero certo bastati delle fibre o dei grassi saturi e insaturi e animali e vegetali e dei sali minerali messi insieme a caso.
Avevamo bisogno di qualcosa da comprare, sentivamo l’impulso venire da dentro, ma non sapevamo come soddisfarlo…
“Almeno aiutami, dammi un’idea, cosa compriamo?”
“Forse dovremmo comprare qualcosa di tipico.”
“Qualcosa di tipico?”
“Sì, qualcosa che rappresenti il posto dove siamo e che allo stesso tempo rappresenti noi che consumiamo la cosa del posto dove siamo.”
“Mmm… ma dove siamo?”
“Questo è un problema tuo.”
“Ma tu sei con me! È un problema anche tuo.”
“È vero, lo ammetto.”
“E allora? Come facciamo a soddisfare questo nostro bisogno primario e al contempo sapere qual è il prodotto tipico di qua?”
“Non lo so… ci saranno dei biscotti.”

Scegliere: se avessimo potuto non scegliere saremmo stati meglio. Invece c’era questo ricercato prodotto da ricercare, che ci calzasse a pennello, come il cacio sui maccheroni.
“Il cacio sui maccheroni! Che ne dici?”
“Cioè, il cacio coi maccheroni sotto?”
“Sì, un piatto con le due cose insieme, il cacio e i maccheroni.”
“Ma sarà tipico?”
“Be’, direi di sì. Sicuramente tipico di un posto da qualche parte.”
“Sicuro che il cacio coi maccheroni sotto sia tipico del posto dove siamo?”
“Ma come possiamo conoscere il prodotto tipico del posto dove siamo se non sappiamo il posto dove siamo?”
“Guarda se c’è qualcosa in offerta sconto.”

Effettivamente, a ben guardare, eravamo circondati da una spaventosa moltitudine di accecanti offerte sconto sparpagliate in diversi ripiani che prima non si vedevano e, giusto dietro alle offerte sconto, eccoli, imperanti, maestosi, solenni e sbrilluccicanti, ecco gli scaffali degli yogurt.
Eravamo contentissimi, finalmente qualcosa di concreto intorno a noi!
“Ci sono 47 tipi di yogurt diversi!”
“Allora da queste parti sono tipici gli yogurt!”
“Allora scegliamo lo yogurt che faccia per noi! Che ci rappresenti!”
“Guarda questo, è yogurt all’albicocca, buono, l’albicocca è un frutto!”
“A me ispira questo, fa guarire dal cancro! Devo comprarlo.”
“Ma tu non hai il cancro!”
“Ne sei sicuro?!”
“No!”
“Mmm!”
“Mmm!”
“Le confezioni mi confondono! Leggi qui: yogurt allo yogurt, da oggi con più yogurt e meno yogurt!”

All’improvviso abbiamo paura di tutto, ci sentiamo circondati dagli yogurt, ci sentiamo minacciati dagli yogurt… esiste un film con yogurt assassini? Be’, questo potrebbe essere l’inizio… esiste un film con gli zombi nel supermercato che però vanno d’accordo con tutti e si cibano solo di yogurt e non danno fastidio a nessuno e anzi alcuni in paese li trovano carini perché portano turismo?
Be’ non so se questo potrebbe essere l’inizio di quel film lì, ma di quell’altro sì, quello con gli yogurt assassini che saltano dagli scaffali e che ti assassinano.

Troppi stimoli tutti in un colpo, non riusciamo a sostenere questo sovraccarico di informazioni, ci lasciamo andare alla paura, dobbiamo comunque comprare qualcosa, decidiamo di comprare dell’acqua, controlliamo la presenza di sodio, il residuo fisso, beviamo l’acqua.
Per oggi non moriremo, per oggi, questo pomeriggio, saltiamo la merenda.
Testo: Filippo Balestra
Immagini: Guido Occhipinti

One thought to “Non sapevamo cosa comprare”

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