Li Ciddì Invisibili presenta:

 

 

ARTISTA: Nackenspoiler
DISCO: Scheiße Herz
ETICHETTA: Indie-Ruhr
ANNO: 2013
GENERE: Deutsch-grunge, schrank rock, post-hardköln
VOTO: 6

Preceduto da una grossa campagna pubblicitaria in Germania, esce in questi giorni il nuovo disco dei Nackenspoiler, giovane band di Oberhausen, fin troppo acclamata dalla critica musicale tedesca ma ancora poco conosciuta dal pubblico italiano.
In realtà, dopo il successo del primo disco, Mein Armer Generation, in cui il grunge di questi giovanotti teutonici ci ha dato una rappresentazione perfetta del loro senso di decadenza e abbandono, ci si aspettava qualcosa di più da Scheiße Herz.
Già. Perché negli ultimi mesi si è parlato davvero tanto dei Nackenspoiler ma non della loro musica, viste le lunghe polemiche che hanno seguito l’ultimo tour in Gran Bretagna (il concerto all’Urban Decay è stato sospeso quando, al termine del pezzo “Any Excuse Will Do to Be A Bitch”, il cantante Lothar Gruntz ha preso in giro le sue fan londinesi dicendo che sono tutte grasse e butterate, “fats and skin-pitted”). Sembra che, in segno di protesta, molti fan locali abbiano smesso di imitare il loro look (la riscoperta del mullet è stata fin dall’inizio il cavallo di battaglia dei Nackenspoiler, ma probabilmente si addice poco al loro abbigliamento rinnovato, molto hipster).
Il nuovo album, comunque, parte subito forte grazie all’intensità delle tre chitarre elettriche sovrapposte nel brano di apertura, “Ein Leben Mit den Stiefeln” (“Una vita con gli stivali”). Poi, però, sembra perdersi per strada, senza seguire un’idea musicale organica. Si passa in modo del tutto casuale da una piacevole cover di “Der Kommissar” all’infinito assolo di batteria di Klapperschlange Pacemaker.
A meno che non lo si ascolti distrattamente, non si può che restare interdetti da certi sbalzi stilistici. Si ha l’impressione che sia venuta meno quella spontaneità, a tratti anche grossolana, che era stata il punto di forza del primo album. Inoltre, delude un po’ la presenza quasi forzata di un “lento”, “Toxic Lolita”, neppure troppo lagnoso ma che comunque non ci si aspetterebbe da una band del genere.
Molto bella, invece, “Poseidon”, brano in cui le loro schitarrate schizofreniche assumono delle tonalità acide che ricordano quelle dei Goblin.
E infatti, anche per i Nackenspoiler è arrivato il momento di prestare la loro musica a una colonna sonora. Si tratta di “Hartstoffhoden”, settima traccia del nuovo album utilizzata nel film indipendente Prinz von Johannesburg, storia di un latitante  tedesco che diventa un capobanda di Soweto.
Il rovente giro di basso che fa da ritornello a questo pezzo è un vero e proprio tormentone, difficile toglierselo dalle orecchie. Proprio certe soluzioni sonore presenti in Scheiße Herz potrebbero segnare la strada che permetterà ai Nackenspoiler d’innovare il loro stile o, comunque, di ritoccarlo quel che basti per riconquistare la curiosità del pubblico.
Con qualche accorgimento, il prossimo album potrebbe dire qualcosa in più rispetto a quello appena uscito, che, comunque, è stato probabilmente criticato fin da subito più di quanto meritasse e, in qualche caso, anche in modo abbastanza ingiustificato. Per esempio: l’evidente stonatura nel coro di “Kinder von Bergleuten” (“Figli di Minatori”) è voluta, non è un errore di Lothar Gruntz.

Testo: Fabrizio Di Fiore
Immagine: Bernardo Anichini

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