I Tarocchi presentano

LA TORRE E L’EREMITA


Ai tarocchi si può domandare a patto
che non ci si dimentichi che la domanda conserva in sé tutto il potere della risposta

 

 

ARCANO: MAGGIORE, NUMERO SEDICI.
FILA II: PERSONAGGI DI FANTASIA E SITUAZIONI ALLEGORICHE
SERIE: OSCURA, CONTESTO PROSSIMO AL MONDO ONIRICO
AZIONE: VERSO IL BASSO

NOME: LA TORRE, o anche LA SEPARAZIONE

Se avete davanti la carta, noterete che ha un nome diverso da quello che per convenzione gli diamo: La Casa Dio. Dalla torre sono in caduta libera due personaggi e i rovi che sembrano costringerla, sono in realtà cotillon di ringraziamento espulsi dalla torre stessa, come i fuochi d’artificio in periferia per la scarcerazione avvenuta di un uomo che ha finito di scontare la sua pena. Spesso questa carta viene associata erroneamente a un presagio di castigo o distruzione, come anche una situazione di separazione può suggerire.
I miei si sono separati che avevo 8 anni. È un momento temporale drammatico per un bambino perché si trova in una situazione in cui comprende perfettamente quello che sta succedendo senza sapersene spiegare le ragioni profonde. Sarebbe naïf da parte mia fare una revisione dei conti ignorando il dolore di cui ho memoria per fare l’anticonformista. Ma come la prima digestione di un neonato deve essere per forza di cose guidata da una sofferenza fisiologica quanto necessaria affinché si inserisca nel ciclo della crescita, così arrivano certi fatti, retoricamente benefici e salvifici. E la torre ci parla di questo, di una frattura che sovverte l’ordine delle cose in favore di una nuova fertilità. I miei sono precipitati dalla torre come sposi e sono atterrati fratelli.

 

ARCANO: MAGGIORE, NUMERO II
FILA I: PERSONAGGI UMANI O ANIMALI IN SITUAZIONI RICONOSCIBILI
SERIE: CHIARA, IMMAGINE DI CONNOTAZIONE STORICO/SOCIALE
AZIONE: VERSO L’ALTO

NOME: L’EREMITA o anche GELSOMINA

Quando ho fatto caso al nome della mia analista, ho pensato a Fellini, a quante lacrime per Giulietta Masina ho regalato ai fazzoletti. Se devo raccontarla con una metafora, l’analisi è una lanterna, la stessa che l’eremita si avvicina al volto.
L’eremita è rappresentante della massima saggezza quanto di uno stato di crisi profonda. Così, dall’orizzontalità del mio lettino mi sentivo, a spasso per una selva, a sprazzi illuminata a led (risparmio energetico compreso in bolletta) per il tramite di un illustre elettricista. Sospetto molto degli analisti muti e di quelli chiacchieroni, preferisco quelli con l’abilità di illuminare.
Nei primi tempi dell’analisi, notavo come gli abiti di Gelsomina fossero sempre gli stessi, quantomeno quasi sempre simili tra loro, della stessa stoffa e con gli stessi colori. Era estate e si trattava di vestiti comodi interi, simili a tuniche leggere, non esattamente come quella indossata dall’eremita ma qualcosa che potrebbe ricordarla. Questo particolare mi rassicurava, il mio appuntamento non aveva solo un giorno e un orario fisso con la stessa persona, nello stesso luogo, ma anche una consuetudine estetica. E poi, quando si è concentrati a cercare qualcosa, gli orpelli passano in secondo piano: immaginate l’eremita in tacchi a spillo e merletti, perderebbe immediatamente tutto il mistero che lo contraddistingue.

Testo: Maria Rita Di Bari
Immagini: Vincenzo Ventura

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