I Tarocchi presentano

LA PAPESSA E IL PAPA

Premessa

Nel mazzo dei Tarocchi Marsigliesi restaurati da Jodorowsky e Camoin ci sono 78 carte, meglio note con il titolo di arcani, segreti. Gli arcani si dividono in due grandi gruppi: i MINORI, 56 carte ognuna col proprio seme – una sorta di mazzo napoletano con i semi e le figure – e i MAGGIORI, 22 carte numerate e nominate che rimandano invece all’universale umano in cui sono racchiusi tutti gli aspetti spirituali e simbolici dell’essere.

Disponiamo idealmente gli arcani maggiori su due file, la prima che integri le carte dalla prima alla decima, la seconda dall’undicesima alla ventesima. All’estremità sinistra delle due file collochiamo la prima carta (senza numero) IL MATTO e all’estremità destra collochiamo l’ultima, la ventunesima IL MONDO.
La prima serie riguarda personaggi, uomini o animali in situazioni chiaramente riconoscibili, definita anche serie chiara, poiché rappresentativa di situazioni con una connotazione storica o sociale, le azioni dei personaggi inoltre sono rivolte verso l’alto, questo significa che i loro gesti e i loro movimenti ideali sono comipiuti in levare.
La seconda serie è decisamente più allegorica, i personaggi e le situazioni descritte sono meno realistici; viene definita oscura poiché prossima all’universo onirico e le azioni ritratte sono rivolte verso il basso, in battere.

I Tarocchi non prevedono il futuro di nessuno fatto salvo che con previsione non s’intenda la capacità di riflettere su se stessi attraverso la suggestione e la simbologia.
La lettura deve essere intesa come una passeggiata nell’attenzione e nell’osservazione dei colori, dei personaggi e di ciò che rappresentano soggettivamente per l’attore che le scruta, il tarologo in questo svolge una funzione di guida, di suggeritore sulla base di una conoscenza più o meno profonda del simbolo estratto.
Va da sé che ogni arcano possieda delle caratteristiche proprie che debbono essere messe in luce dal tarologo al consultante. Ai tarocchi si può domandare a patto che non ci si dimentichi che la domanda conserva in sé tutto il potere della risposta.

i tarocchi - la papessa

 

ARCANO: MAGGIORE, NUMERO II
FILA I: PERSONAGGI UMANI O ANIMALI IN SITUAZIONI RICONOSCIBILI
SERIE: CHIARA, IMMAGINE DI CONNOTAZIONE STORICO/SOCIALE
AZIONE: VERSO L’ALTO

NOME: LA PAPESSA, o anche NONNA GIGGIA

Se mia nonna fosse stata vergine, non penso che potrei conservarne un ricordo.
Invece ha fatto in modo che concepissi la flanella, un tipo di stoffa estremamente confortevole con cui era solita pararsi dal freddo e dalla luce tutte le notti. Un fazzoletto verde a quadri di flanella è uno dei ricordi più strambi che ho di lei. La papessa è una di quelle carte per cui ti viene voglia di andare a pesca di storie. A guardarla bene è seduta ma contemporaneamente indaffarata a covare qualcosa. Nella mia famiglia le galline hanno avuto il loro ruolo, per esempio.
La nonna di mia madre, Donna Mica, era attrice di scena per il teatro d’infanzia. Mi spiego meglio; data l’inviolabile convinzione di mia madre che le uova tolte dal culo della gallina potessero schiudersi sorprendendola con un pulcino, la nonna le lasciava posizionare uova a tutto spiano sotto le sue enormi mammelle. Anni dopo, non conscio dei precedenti, mio padre porta in dono di fidanzamento a mia madre una gallina forse ancora non tale, spero in forma di pulcino, a cui venne dato il nome di Trombetta, addomesticata agli abbracci.
Io, ho rotto la tradizione affezionandomi ai conigli ma in ogni caso, dovesse capitarvi per le mani questa carta, diffidate da chi vi sembra immobile, non credetegli: il punto, è sempre un po’ più giù.

 

ARCANO: MAGGIORE, NUMERO V
FILA I: PERSONAGGI UMANI O ANIMALI IN SITUAZIONI RICONOSCIBILI
SERIE: CHIARA, IMMAGINE DI CONNOTAZIONE STORICO/SOCIALE
AZIONE: VERSO L’ALTO

NOME: IL PAPA, o anche NONNO PEPPE

A differenza de LA PAPESSA, IL PAPA agisce nel mondo. Questo è il primo suggerimento che ci offre la carta. E infatti a differenza di Luigia detta Giggia, Nonno Peppe è stato un gran lavoratore. A cadenze biennali gli venivano recapitati salmoni e prosciutti in segno di debito cavalleresco dal nord; mentre mia nonna era impegnata nello spoglio del Postal Market, lui si occupava del resto, di tutto il resto, compreso il mio ritiro da scuola il pomeriggio.
L’azione del Papa è duplice e transitiva; se nella parte alta della carta agisce, in quella bassa riceve e quello che riceve dal basso è il motore per la sua azione. La prima cosa che ho fatto quando è morto, è stato toccargli incisivamente l’alluce di cui stavamo combattendo l’unghia incarnita: non è trasalito e mi sono data per vinta anch’io. Avevo sempre una grande angoscia che gli cadesse la punta della lingua per terra per come se la stringeva tra i denti mentre era concentrato a fare qualcosa. Canticchiava continuamente camuffando la voce in falsetto. Chiamava mia nonna scandendo le sillabe in metrica.
Una scheggia, così diceva di me. Se ancor prima di entrare in prima elementare ero autonoma nella scrittura lo devo a lui, che ha puntato tutto sulla velocità. Ma la velocità per diventar talento deve rimare con la pazienza, qualità di cui lui non mancava affatto.
Il giorno che qualcuno avrà con me la stessa pazienza di mio nonno, le donne entreranno in Vaticano.

Testo: Maria Rita Di Bari
Immagini: Vincenzo Ventura

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