UMID(O)
una rubrica in collaborazione con Luca Marinelli:

GRAZIE A TUTTI

 

 Se il saggio è colui che ha superato la paura di morire,
il folle è colui che ha superato la paura di vivere.
Corso avanzato di spiritualità – Centro Congressi La Torre – 21/22 marzo 2020

Quando il Messia è arrivato nessuno ha avuto il coraggio di dirgli “era ora” o “ti sei ricordato presto”, mica è facile essere così schietti davanti a un Messia, ti mette in soggezione, alla fine pensi che avrà avuto le sue ragioni e comunque menomale che è arrivato, la cosa importante è quella. A dirla tutta poi, la maggior parte delle persone neppure se ne era accorta che fosse proprio lui. La gente tende a non credere.

Ma il Messia non se l’è presa per il fatto di essere seguito solo da sparuti gruppetti di persone un po’ disperate per vari motivi, lui sa come vanno queste cose e, come i suoi predecessori, per far vedere chi era ha iniziato a fare miracoli. Per i suoi miracoli, però, ha creato un format tutto nuovo: lui non guarisce gli storpi e non mette incinta le anziane, no, lui esaudisce i desideri, ma solo per ventiquattro ore; poi tutto torna come prima. Dice che di più non serve, anzi è meglio così, l’eternità è un soffio davvero.
Io gli ho chiesto un cazzo.
“Maestro, vorrei il pene”, gli ho detto mentre passeggiavamo fuori dal centro congressi dove ci siamo riuniti per sentirlo parlare.
Non diciamo parolacce davanti a lui, non è educato neppure sbadigliare, figurarsi dire cazzo. Lui si è limitato a sorridere guardandosi i mocassini, mi è sembrato un buon segno.

È un sabato di pioggia e ne sto approfittando per fare il cambio di stagione, sono passate tre settimane da quando ho espresso il desiderio (non sai mai se e quando succede di preciso, il tutto deve essere lavorato, i fili del karma vanno mossi per bene, può anche darsi che non succeda nulla), sto provando un vestitino che decido di dare via appena me lo vedo addosso (troppo stretto, troppo a fiori), quando a un tratto sento una tensione che mi cambia la postura da dentro, un colpo, il bacino mi si piega in avanti ed è come se un filo mi tirasse dal pube allo specchio. Ma non è un filo, è il cazzo.
Sollevo il vestitino e lo vedo nello specchio: se ne sta lì schiacciato nelle mutande, con la punta arricciata che sporge. Che impressione, è un vero pene, palle incluse. Abbasso le mutande quasi senza toccare, per pudore, e quello che vedo mi riempie il cuore.
Un cazzo così è decisamente un miracolo. Largo, dritto, con una goccina lucida in punta. Da cartolina. L’unica cosa diversa dai soliti è che ha una sfumatura un filo perlata, come ci fosse sopra dell’ombretto.
Lo tocco un po’ titubante e scopro che mi piace quando lo stringo con la mano. È un misto di sollievo ed energizzazione.
Decido di farmi subito una sega per provarlo ma finisce che faccio su e giù per un bel po’ senza riuscire a venire. Forse non ho dimestichezza.
Mi chiedo se sono io (Mario diceva che le seghe non gliele sapevo fare) o è il pisello che è troppo nuovo. Pensavo sarebbe stato già navigato, come un vestito di carnevale a noleggio, che mi avrebbe guidato lui, e invece mi sa che è vergine.
Con la lingua invece ero brava, diceva Mario, i pompini me li chiedeva sempre. Voglio provare che effetto gli faceva. Mi metto a terra nella posizione della candela e butto indietro le gambe, allungo la lingua più che posso e riesco a leccare la punta, mi do dei colpetti, di più non riesco.

Dopo un’oretta di tentativi sono frustrata, prendo ed esco, mi metto a lanciare occhiatine, entro in un locale, bevo al bancone, ma niente, non succede niente.
Torno a casa a testa bassa. Come si fa a organizzarsi una scopata? Da quando sono sola non scopo più. Era lo stesso con la vagina, ma chissà che mi pensavo sarebbe successo con il cazzo, quando l’ho chiesto mi sono immaginata che si sarebbero create situazioni pazze che mi avrebbero appagata per un bel po’, che sarebbe stata una cosa così folle da portarmi in un attimo totalmente fuori dalla mia routine, dalla mia solita vita. Invece boh. È tutto come prima e in più non riesco nemmeno più a masturbarmi. Che ansia. E non potrò nemmeno chiedere altro al Messia, un solo desiderio ci dà, perché poi dobbiamo vivere la vita nostra.

maria garzo 2

Mi chiedo con un po’ di apprensione dove sia ora la mia vagina, se è lì sotto il cazzo da qualche parte o se  è proprio sparita nel nulla o se magari invece la sta usando qualcun altro che ha chiesto di averla.
Io non voglio un cazzo per la vita, eh. Se fossi stata una farfalla che vive un giorno, mica avrei chiesto un cazzo per ventiquattro ore. Però ero curiosa di sapere che effetto fa, cosa si prova, cosa provano i maschi, perché sono sola.
Il Messia ci dà un tempo perché i desideri che vuoi per ventiquattro ore sono diversi da quelli che vuoi per sempre. Li vuoi per fare esperienza, non per raggiungere un ideale di vita. Se anche diventassero ventiquattro ore terribili, sarebbero soltanto ventiquattro ore.
Ma il Messia dice che in realtà tutta la nostra vita è un immenso desiderio da ventiquattro ore, solo non ci ricordiamo il momento in cui l’abbiamo espresso e su che scala di tempo esistiamo.
Lì sta il mistero, dice lui, ma non lo capiamo e per paura sbagliamo tutto. Invece di approfittare del tempo e di quello che abbiamo chiesto per fare esperienza di noi, degli altri, dei sentimenti e di tutte le emozioni anche quelle brutte, ci prendono la paura, la tristezza e i sensi di colpa.
Io non lo so. Non è proprio con questo spirito che mi sono avvicinata al Messia (forse per questo il mio desiderio non sta funzionando), anzi. Io non voglio soffrire, sogno una vita felice, semplice. Lavoro come receptionist ma non è quello che volevo fare, il mio fidanzato mi ha lasciato dopo otto anni ed è morto il mio gatto. Sento ancora il peso della casa vuota che certe sere pare che ti inghiotta col risucchio. Volevo stare bene, tutto qui. E invece mi ritrovo con un cazzo tra le gambe e non so che farci.
Penso che magari potrei farmi la splendida con gli amici, quello sì. Il pensiero degli amici mi fa prendere bene, mi immagino già le loro facce e rido da sola.
Decido di fare una chat su whatsapp con Sandra, Laura e Biagio. Mi viene da ridere. La chiamo “sai chi ti saluta?” e poi do l’annuncio.
La prima che risponde è Sandra, sta sempre col telefono in mano a scrollare in cerca di una gioia, una svolta. È entusiasta, melanzane e stelline, ti prego usciamo, voglio sapere tutto! e tempo quindici minuti siamo insieme al bar. Mai riuscite a organizzare un’uscita così in fretta in sedici anni che ci conosciamo, potere del mio cazzo.

Quando ci vediamo ci viene la ridarella. Il suo entusiasmo mi contagia un po’.
“Ma come ti è venuto in mente? Che effetto fa? Ti sei già fatta una sega?”
“Ci ho provato, ma non sono riuscita a venire, che pena…”
Ridiamo. Non le dico di aver tentato di succhiarmelo, per pudore.
“E ora?”, mi chiede ordinando un campari spritz con un gesto.
“Boh voglio provarlo, mi cercherò una escort mi sa.”
Lo dico senza pensarci, è un’idea estemporanea, ma mentre la pronuncio mi rendo conto che in effetti ci può stare. Anzi, sarà bellissimo.
“Ah dai, vuoi provarlo con una donna quindi?”
“Eh? Boh sì, lo voglio provare così come lo usano con me…”
Che imbarazzo, perché l’ho detto? Ma Sandra è già oltre per fortuna.
“Dai che bomba! Ti posso aiutare a scegliere? Cerchiamo qualche sito!”, e sblocca il telefono.

Ci mettiamo a guardare online cercando “escort Roma” e anche se non si capisce niente ed è tutto un saltare fuori di pop up e annunci finti, mi sento fortunata a essere io quella che farà serata con una escort bellissima e mi torna duro.
“Oh, comunque è stupendo, non puoi capire quanto: un pisello perfetto.”
A parte la sfumatura perlata, ma non lo dico.
“Davvero? Posso vederlo?”
Resto zitta un attimo.
“Se non è un problema eh”, fa.
“Ma sì, dai.”
Tanto qualsiasi cosa vedrà, sparirà tra ventiquattro ore.
Ci spostiamo in bagno, scegliamo quello in fondo e ci chiudiamo dentro.

Alzo la gonna, abbasso i collant e lo tiro fuori. Salta in su come una molla, Sandra resta zitta qualche istante a guardarlo. Mi piace che lo guardi.
“No vabbè, è bellissimo. Ma è un po’ celeste o è la luce? Oddio dovresti fare dei video grande cazzo glossy
“Ahaha, sì”
Ho una voglia tremenda di toccarmi per dare un po’ di sollievo a questa erezione, vorrei essere sola, penso che dopo torno in bagno per conto mio.
“Ma come mai è così duro?”
“Eh, è così più o meno da quando è comparso…”, mento.
“Prova a venire, no?”
È arrivata lei…
“Ma te l’ho già detto…”
Le ripeto che ci ho provato, ma non sono riuscita, lei dice “fammi vedere come fai”, come se non fosse davvero una parte di me, ma un giocattolino che stiamo guardando insieme.
Lo tocco un po’ e lei mi osserva dubbiosa.
“Posso provare io? – mi fa – Secondo me sbagli come lo tieni”.
Sposto la mia mano, ci mette la sua e mi scappa un gemito a tradimento.
Sandra alza lo sguardo e sorride entusiasta, quel sorriso mi scioglie un po’.
Inizia a fare su e giù delicatamente, in effetti è più brava di me nei movimenti.
“Come va, che senti?”
“Va bene, puoi pure stringerlo un po’ di più se vuoi.”
Con una mano lo stringe e con l’altra scende fino alle palle, me le accarezza. È una sensazione bellissima. Allargo un pochino le gambe per farla passare meglio. Lo faccio in modo discreto, come se stessi sistemandomi a prescindere. Mi vergogno a farle capire che mi piace, a dare a vedere troppo che quel giocattolino è più mio che suo.
Il cazzo diventa più duro e lucido. Escono altre goccine perlate dalla punta, Sandra con il pollice le spalma piano piano sul glande.
“Se ti va puoi aumentare un pochino il ritmo” dico cercando di restare calma e distaccata, una che prende parte all’esperimento come lei.
“Tranquilla, chiudi gli occhi – mi dice – lasciati andare”.
E ok, forse è meglio.

Chiudo gli occhi e mi ritrovo a pensare a Sandra. Anche se è carina, io chiaramente mica ho mai fatto fantasie su di lei, ma ora il fatto di poterci pensare mi libera mille immagini nella testa. Me la ricordo in costume, ha un culo bello tondo, gliel’ho sempre invidiato. Ecco, mi fermo su quell’immagine di lei in costume.
Il respiro mi si fa sempre più profondo e veloce, mi scappa un “oddio Sandra che bello”.
E a un tratto sento qualcosa di caldissimo e bagnato sulla punta del cazzo. Vuol dire che sto per venire? Apro gli occhi e la testa di Sandra è lì, lo ha preso in bocca. Oh madonna.
“Ma è buonissimo – dice – è zucccheroso, tipo caramella”, e riprende a leccarlo. Le poso una mano sui capelli e senza accorgermene inizio a muovere il bacino.
Quasi non mi rendo conto che le mani di Sandra ora sono sulle mie chiappe. Le stringe, le accarezza, mi cerca l’ano con le dita. Quelle chiappe non sono lì per ventiquattro ore, sono le mie, saranno lì per sempre. La cosa non riguarda più solo il mio cazzo. Deve essere eccitata anche lei, realizzo. Delicatamente le sposto la testa e l’aiuto a tirarsi su.
“Non riesci a venire così?”, sussurra per non farsi sentire da fuori, che ci sono dei rumori nel bagno accanto.
“Vuoi provare altro, tipo scopare?”
Sono spiazzata, io volevo baciarla in realtà.
“Per me è ok, eh”, aggiunge dopo il mio silenzio.
“Ok”, dico.
“Ti è andata bene – dice sbottonandosi i jeans – sono pure a posto coi peli, che devo beccare uno di Tinder dopo cena”, e ridacchia per ridurre l’imbarazzo.
Io resto un po’ impalata.
“Ehi – dice – tranquilla, sono io. Mi sta pure piacendo anche se è strano”.

Il suo essere così esplicita e serena mi tranquillizza. In questo contesto forse intuisco perché lei trova sempre da scopare anche se non sta con nessuno. Vorrei avere la sua grazia in queste faccende, ma intanto ne approfitto. Spingo piano Sandra contro il muro e aiutandomi con la mano glielo infilo dentro. Ora è lei che fa un gemito all’istante e la sua fica si contrare sul mio cazzo. Questa cosa mi manda fuori di testa. Lei chiude gli occhi e io la stringo.
Le sposto i capelli e inizio a baciarle il collo, mi ci nascondo. Oddio sono dentro, sono davvero dentro una fica, si interrompe ogni altro pensiero: è calda, un guanto vivo. Le infilo una mano sotto la maglia, arrivo alla tetta.
Chiedo “posso toccarle?”, e lei sorridendo dice “ok, ma solo se pure io posso toccare le tue”.
E da lì non c’è più nessun freno. Scopiamo liberamente, solo cercando di non fare rumore.

Ci spogliamo del tutto, ci baciamo. Dice che ho il cazzo migliore che l’abbia mai scopata e dopo un po’ guardandomi negli occhi viene, le pupille le diventano giganti. Io le spingo il cazzo dentro tenendole una mano sul collo. La continuo a scopare più piano.
Lei propone di sedersi sul cesso e di farlo un po’ da sedute. Lo puliamo con la carta, poi io mi siedo e lei si mette a cavalcioni sopra di me.
“Ti peso?”, chiede, ma non mi pesa.
“Sei bella”, le dico accarezzandole i fianchi e il culo, e lei mi dice che pure io sono bella e mi bacia.
“Ma non riesci ancora a venire, vero?”
Faccio spallucce.
Sandra dice che per lei non c’è problema, che può continuare così per tutte le ventiquattro ore, è mia amica e sarà con me, ma propone di spostarsi in un posto più comodo, si alza in piedi e recupera i vestiti e il telefono per vedere le notifiche.
Questa cosa della sua fica a mia disposizione mi fa sballare, ho bisogno di rimetterglielo dentro. Supero l’imbarazzo di andare oltre tutta la disponibilità che già ha messo in campo e glielo chiedo.
“Ok, ma ti dispiace se lo rimetto dentro un altro pochino adesso e poi ci spostiamo?”
Ride e fa spallucce lei questa volta. Dice che su “Sai chi ti saluta?” gli altri sono impazziti, vogliono sapere e ci stanno cercando.
“Puoi rispondere anche ora, se vuoi, mentre io lo tengo dentro e mi riprendo un attimo.”, dico cercando di sembrare educata. Lei ride.
“Davvero – continuo facendo l’educata disinvolta – senza complimenti, credo pure che potrei venire in un attimo, in effetti. Siamo amiche, mica mi offendo se intanto stai su Whatsapp”.

Ci mettiamo in piedi, lei di spalle, io stringo i suoi fianchi e rimetto il cazzo dentro. Se prima era un po’ un gioco, alla fine si estrania davvero sul telefono.
Io mi incanto su quel culo tondo che vibra un po’ a ogni colpo e sulle mie tette, che sobbalzano con lo stesso ritmo. Mi piace il rumore che fa la mia pelle contro la sua, mi piace la consistenza che ha sotto le dita, e prendo a scopare un po’ più forte, la guardo e penso la mia fica per ventiquattro ore, le prendo i capelli in una coda e le accarezzo la schiena poi lei a un tratto mi fa “aspetta un attimo, ma il tuo sperma è fertile?”. Cazzo non lo so.“Mica possiamo rischiare”, dice lei.
Mi fermo, ma non esco, ho voglia di venire. Resto lì immobile e mi viene un testa un solo pensiero: scoparla nel culo, ma non so come dirglielo. Mi prende un coraggio strano e così come sono con il dito inizio ad accarezzarle il buco, piano. Lei resta zitta.
Non so come prenderla, così continuo a massaggiare, sempre senza dire nulla. Mi lecco le dita e le massaggio i bordi, glieli pizzico piano, li ammorbidisco e li preparo. Con l’indice poi spingo lentamente, resta lì senza muoversi. Sto attenta a non farle male con le unghie e aggiungo anche il medio; lo inserisco piano piano, con una lentezza quasi esasperante, così posso testare ogni sua reazione, visto che nessuna delle due ha il coraggio di parlare. Ho paura che da un momento all’altro tutto crolli. La scopo così nel culo con le dita in slow motion.
Il mio cazzo è ancora nella sua fica, immobile. Lei fa un gemito, il suo culo si ammorbidisce intorno alle mie dita e le lascia entrare e uscire. Con la stessa lentezza che uso io per infilarle le dita, lei lascia scivolare il telefono sul porta cartaigienica.
Sfilo il cazzo dalla fica e, tenendole una mano tra le scapole perché non si muova, mi abbasso con la faccia vicino al suo culo.
Con la mano libera sposto una chiappa e inizio timidamente a baciarle il buco, non ho molto spazio perché l’altra chiappa mi spinge contro, ma allungo la lingua più che posso, come poche ore fa con il mio cazzo, ha un buon sapore per quello che riesco a sentire, un po’ salato. Poi a un tratto Sandra senza dire nulla stacca una mano dal muro e con quella mi allarga l’altra metà del suo culo. Me lo porge e io posso tuffarci tutta la faccia. Inizio a baciarlo e succhiarlo e le spingo la lingua dentro.
Lo lecco un po’, poi mi tiro su e ci avvicino la punta del mio cazzo. Sandra ora me lo tiene aperto con tutte e due le mani, sempre senza dire una parola.
La punta del mio pisello celeste-perlato spinge contro quel buchino nero e arricciato, tondo come una boccuccia sorpresa, e in quella boccuccia sorpresa io ci spingo il mio grande bellissimo cazzo e quella boccuccia se lo ingoia, sempre più sorpresa, mentre Sandra manda dei gemiti strozzati.

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Quando è tutto dentro scopro che se la fica è una tana, accogliente, curiosa, piena di anfratti, il culo è un tunnel stretto e umido, ma sobrio, uniforme e perfettamente scavato. Un tunnel militare. Ma la parte più bella è che quando scopi un culo, non scopi solo il culo, scopi l’idea del culo, il controllo. Quando penetri un culo scopi davvero tutta la persona proprietaria del culo. È tutta lì per te. Il suo tunnel ben scavato per fare altro, tu lo usi per infilarci il tuo cazzo. È questa la sensazione che volevo provare quando ho espresso il mio desiderio, in verità. È una cosa brutta? Non lo so, tanto non riesco a fermarmi.
Intanto mi guardo da fuori, mentre scopo il culo della mia amica.
Ha le dita in tensione per tenersi sulle piastrelle azzurrine mentre io entro ed esco dal suo culo stretto. Sono felice, penso. Mi chino a baciarle la schiena.
Il mio ventre sbatte contro le sue chiappe, ci devo mettere un po’ di forza per far arrivare il cazzo fino in fondo ogni volta, sono minuta, ma sono troppo arrapata per stancarmi.
Lei stacca una mano dal muro e inizia a toccarsi. Aggiungo anche la mia mano, mi sembrava un pensiero carino, ma alla fine non riesco a coordinarmi troppo bene. Mi sa che fa meglio da sola. Quindi rimetto le mie mani sui suoi fianchi.

Tiro il suo culo a me, scopo forte, lei geme, si stringe le labbra per non farsi sentire, le metto la mia mano sulla bocca, la apre e mi mordicchia le dita, le lecca, gliene infilo quattro in bocca. Quanto la sto scopando adesso, più in fondo che riesco, con foga.
Sandra gira un po’ il tronco e allunga la mano libera sulla mia tetta. Me la strizza e mi guarda con occhi giganteschi e imploranti. Sta poggiata al muro solo con la testa e le spalle e inizia a muovere lei il culo contro il mio cazzo, fa quasi tutto da sola ora.
Spinge su e giù con il bacino facendo arrivare il cazzo più in fondo che può mentre si tocca e geme leccandomi tutta la mano, e a quel punto vedo del liquido che le cola lungo la coscia e va a creare una pozzetta sul pavimento. Sta squirtando e quasi miagola, sussurra “vengo”. Il suo culo mi strizza il cazzo.
È meraviglioso. È così che provo il mio primo orgasmo con un pene.
Dio mio, è un fuoco d’artificio che parte caldissimo. Mi stringo completamente alla sua vita con le braccia e sparo dentro di lei il mio sperma dei miracoli. Lei risponde accarezzandomi le mani con le sue e finisco di venire così.
Dopo che ho finito non vorrei più uscire, mi fa strano quel silenzio e non so che reazione avere. Le do una specie di bacetto riconoscente sulla schiena che aumenta solo il mio imbarazzo e poi e piano piano lo tiro fuori.
“Grazie”, dico.
Lei si gira con un sorriso enorme, dio mio grazie Sandra.
“Ma ti pare? È stato fichissimo.”
Anche se per colpa mia dice che ora non ha più voglia di beccare quello di Tinder, quindi gli chiederà di rimandare. Io le chiedo scusa, lei ride, mi dà un pizzico e la sento vicinissima.

Usciamo dal bagno con un po’ di apprensione ed è un sollievo scoprire che fuori è tutto tranquillo. Nessuno si è accorto di nulla, non è cambiato niente. Il mio sperma è dentro il culo di Sandra, glielo guardo da dietro mentre si siede, e però è tutto ok, ridiamo e beviamo campari come al solito.
È incredibile come una roba del genere si sia inserita così bene nel quadro della mia vita normale.
Devo dirglielo al Messia che sta funzionando, che già mi sento un pochino oltre la paura.
Per le prossime ore di cazzo, inizio con l’aggiungere un po’ di membri al gruppo Whatsapp. Membri mi fa ridere. Dico a Sandra che se vuole in effetti può invitare quello di Tinder a bere con noi.
Lei ride un po’ imbarazzata, ma io sorrido e insisto.

Testo Emilia Vittoria
Illustrazioni Maria Garzo

 

 

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