i baffi

Erminia ha cinque anni e sogna di avere un paio di baffi come quelli di suo padre.
A casa hanno due macchine e una moto. Suo padre guida la moto e la Jeep, la madre una Panda.
La bambina adora le moto e le Jeep.
Anche il padre di Carmela va in moto, lo zio Gino pure ha i baffi e una Jeep. Mentre il padre di Eugenio non ha né moto né Jeep. E infatti non ha i baffi.
Erminia vorrebbe fare il capitano di un traghetto. Tutti i capitani hanno i baffi. Quelli che lanciano le corde sui moli dall’Eolo, invece, sono sbarbati. È sbarbata la signora che vende i biglietti e pure il marinaio che li stacca.
Anche suo cugino Jerri dice che presto guiderà il traghetto e il padre di Erminia ultimamente gli ha detto “ma se sei ancora tutto sbarbatello, che manco i baffetti hai!”.
I baffi c’entrano qualcosa, è evidente.

Erminia si ferma sempre davanti a un negozio di costumi in cui ci sono un paio di baffi in vetrina. La madre però si rifiuta di comprarglieli, “non è mica carnevale!”.
Erminia la sorprende una notte a farsi la ceretta sopra il labbro. Ma non la vuole la moto? Non lo vuole il posto migliore sul divano davanti alla tv? E la coscia del pollo? E gli angoli della lasagna?
Una volta Erminia ci ha provato a prendere di nascosto la coscia del pollo, prima di pranzo. Ma il piatto era appoggiato sopra il frigo. Solo Mani, la gatta, ci è arrivata. E infatti Mani ha i baffi.
Un pomeriggio zia Gisella tira fuori dalla borsa un dizionario.
“Cos’è?”, chiede Erminia.
“È un libro che ti spiega tutto sulle parole.”
“Cioè?”
“Ti faccio vedere. Dimmi un parola che ti piace.”
“Baffi!”, urla Erminia.
“Vediamo – dice zia Gisella – Baffo: di solito al plurale, baffi, i peli che coprono il labbro superiore dell’uomo…”
“Dell’uomo?”, Erminia trattiene l’aria mettendosi le mani sulle guance.
“…solo in caso di ipertricosi, ma in misura molto ridotta, nella donna – continua zia Gisella dopo averla guardata da sotto gli occhiali – … tagliati in varie fogge secondo la moda, e anche di taluni animali (gatti, topi, ecc.)…”
Zia Gisella continua a leggere di baffi all’americana, alla Guglielmo II, di cene e camicie coi baffi.
Erminia ascolta affascinata.

“Mamma? Posso avere i petricosi?”, chiede Erminia dopo qualche giorno.
“Cosa vuoi?”, chiede la mamma.
“I petricosi. Ti prego mamma!”
La mamma non vuole farsi trovare impreparata e dice: “Vedremo…”
“Cosa sono i petri cosi?”, chiede la sera al marito.
“E che ne so?”, risponde lui.
“Erminia dice che li vorrebbe tanto avere.”
“I petri cosi? Domani chiedo a qualcuno giù al cantiere”, dice lui.
Al cantiere nautico, un pescatore dice al papà di Erminia che forse sua figlia vuole i petricolidi. Se non sbaglia sono pesci. Però, che figlia intelligente che ha. Il papà si impettisce.
Dopo il lavoro entra in un negozio di animali: “Ce li avete i petricolidi?”.
“I petri cosa scusi?”
“I petricolidi.”
I ragazzi del negozio restano in silenzio, poi uno dice: “Vado a controllare il catalogo”, e va a cercare sull’enciclopedia.
Quando torna dice: “I petricolidi sono dei molluschi. È sicuro di non cercare i petricola?”
“Ehm… non saprei”, risponde il papà di Erminia.
“I petricola sono dei pesci gatto africani – dice il ragazzo – noi non li abbiamo, ma abbiamo comunque il pesce gatto”.
Il papà non dice nulla.
“È pur sempre un parente”, dice il ragazzo.
“Mmm…”, dice il papà.

Erminia spalanca gli occhi di fronte al suo nuovo pesce con i baffi.
“Benvenuto, Guglielmo II.”
Va a dormire emozionata, ora anche lei ha i petricosi.
La mattina si sveglia e corre allo specchio. Niente baffi, quanto dovrà aspettare? La mattina dopo ancora niente, e così tutta la settimana. Erminia è un po’ triste.

Dopo qualche altro giorno, però, sua sorella torna a casa da scuola in lacrime. Fa la seconda media. I compagni di classe la prendono in giro. Le hanno detto che ha i baffi. Erminia sente il cuore batterle più forte.
A tavola c’è il pollo e come sempre una coscia è intera e l’altra è stata spolpata e divisa in pezzetti per tutti.
Erminia vede il padre afferrare quella intera e dice che la coscia deve andare anche alla sorella.
Il padre dice: “Eh no, la coscia è mia”.
Erminia dice: “Ma le spetta, ora che ha i baffi!”.
La mamma dice: “Erminia!”.
La sorella corre in camera.
Il papà dice: “Vedi che neanche la voleva?”.
Quella notte Erminia apre la porta del bagno e vede la mamma fare la ceretta ai baffi della sorella.
“No! – urla mettendosi le mani in faccia – ma perché lo fate?”.
“Ai ragazzi non piacciono”, dice la sorella.
“E neanche a papà”, dice la madre.
“E allora perché lui ce li ha?”, chiede Erminia arrabbiata.
La sorella alza gli occhi al cielo.

marta sorte

In salotto Erminia cammina a braccia incrociate avanti e indietro di fronte a Guglielmo II.
“Senti petricoso – lo apostrofa – ti sei sbagliato, qui i baffi dovevano andare a me. Non a mia sorella, che è una credulona! Hai visto che spreco?”
Il pesce gatto non risponde.
Più tardi il papà è addormentato sul divano con la tv accesa. Erminia gli si avvicina in silenzio con le forbici colorate. Cercando di fare pianissimo avvicina le forbici ai baffi del papà. Allunga le braccia, si solleva sulle punte, li ha praticamente presi.
Il papà russa di colpo e a Erminia le forbici cadono di mano, perde l’equilibrio e gli finisce addosso. Il papà si sveglia.
“Cosa fai?”, dice.
Erminia gli dà un bacio sulla guancia e dice solo “buonanotte papi!”, poi scappa in camera.
Più tardi torna a riprendersi le forbici, le servono per le figurine.
Quella notte, Erminia sogna di volare sul mare con due grandi baffi al posto delle ali. Va più veloce dei traghetti e i comandanti la salutano facendo fischiare le navi.

Qualche giorno dopo a tavola ci sono ospiti, due vecchi amici di mamma. Sono arrivati in moto. Lui ha i baffi, lei no.
Per primo c’è la lasagna.
“Mmm… che begli angoli croccanti!”, dice l’amica di mamma.
Erminia registra tutto. La mamma prende il piatto dell’amica e ci mette due angoli della lasagna. Nel piatto dell’amico mette un pezzo senza angoli. Al padre mette gli altri due angoli.
Di solito, gli angoli sono tutti per papà e per zio Gino, che quando viene c’è sempre lasagna.
Erminia sta per dire qualcosa ma gli ospiti si arrotolano le maniche dei maglioni e le loro braccia la distraggono. Sono tutte pasticciate.
Erminia si allunga verso l’amica di mamma: “Perché hai uno scarafaggio sul braccio?”.
L’amica di mamma ride: “È uno scarabeo – dice mentre le avvicina il braccio – È un disegno, lo vuoi toccare?”.
Erminia lo guarda senza muoversi.
“È magico”, dice l’amica di mamma mentre ritira il braccio e addenta la lasagna.
Erminia resta in silenzio per tutto il resto del pranzo.
Al dolce suonano alla porta. C’è da spostare una moto.
“Vado io”, dice l’amica di mamma.
Mentre sparecchiano Erminia le si avvicina: “Ma tu dove ce li hai i baffi?”.
“I baffi?”, chiede lei.
“O è lo scarafaggio che li fa diventare invisibili?”
L’amica della mamma si guarda il braccio: “Questo? Lo scarabeo?”.
“Si si, lo scalabeo magico. Così non te li fanno togliere.”
“Erminia, basta con questi baffi”, dice la mamma.
“No no aspetta – dice l’amica di mamma. Si guarda un momento allo specchio – Spiegami meglio questa cosa. Dici che ho i baffi?”
“Penso di si – risponde Erminia – mangi anche la coscia del pollo?”
“Si, ogni tanto”, dice tutta seria l’amica di mamma.
“E guidi anche i traghetti?”
“I traghetti no, però guido il mio motoscafo.”
Erminia ci pensa su: “Credo che valga anche questo. Allora si, hai sicuramente i baffi.”.
Ci pensa ancora: “Dev’essere lo scalabeo magico – dice – Mamma? Posso avere anch’io uno scalabeo?”.
La voce del papà arriva dal divano: “Un tatuaggio? Nossignore”.
“Ti prego!”
“Te lo puoi scordare.”
Erminia ha le lacrime agli occhi: “Ma il petricoso non funziona bene”.
La mamma arriva dalla cucina: “Quando avrai settant’anni potrai farti tutti i tatuaggi che vorrai tesoro”.
Erminia guarda l’amica di mamma: “Quanti sono settant’anni?”.

Qualche giorno dopo, Erminia torna a casa dall’asilo a testa alta e pugni stretti.
Il papà spalanca gli occhi, “cos’hai fatto alla faccia?”.
Erminia scioglie i pugni e con gli indici indica le grandi linee nere disegnate a pennarello su tutta la sua faccia poi chiede, tutta seria, “cosa c’è a pranzo?”.
“Questa matta ha usato il pennarello indelebile! – dice la mamma – mi tocca sfregarle tutta la faccia”.
“No! Sono i miei baffi!”, urla Erminia.
“I tuoi baffi?”, ripete confuso il papà.
“Erminia, mi stai stancando – dice la mamma, seccata – ma cos’è che vuoi?”
“Non è giusto! – urla Erminia e si gira verso il papà – perché dici che non ti piacciono? Non è vero!”
Il papà si gira verso lo specchio e si accarezza i baffi: “Chi l’ha detto che non mi piacciono?”
“Mamma se li toglie”, risponde Erminia.
“Erminia!”, la mamma urla, il papà ride.
“Le hai detto una bugia! – urla la bambina – così non può mangiare la coscia di pollo! E non si siede mai sulla poltrona! E non può usare la Jeep! Li vuoi tutti tu!”
“Abbassa quel tono!”, il papà fa il vocione, la mamma inclina la testa da un lato.
Erminia scoppia a piangere e la mamma la prende in braccio.
“Andiamo di là”, dice mentre se la porta via.
Il papà guarda la tavola apparecchiata e incrocia le braccia.
La sorella torna da scuola: “Dov’è mamma?”, chiede al papà.
“In bagno con tua sorella”, risponde lui.
La mamma torna in cucina, Erminia cammina dietro di lei.
La sorella spalanca gli occhi: “Mamma! Cos’hai fatto alla faccia?”

Testo Sara Paracchini
Illustrazione Marta Sorte

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