Strip Advisor presenta
ECUADOR

Volo LAN per Quito con scalo a San Paolo. Tutto regolare. Cibo confezionato al retrogusto di microonde, coperte confezionate all’aroma di spray igienizzante, perfino spazzolino e dentifricio all’aroma d’aeroporto. A Quito teniamo d’occhio i passanti per precedere eventuali malintenzionati, contrattiamo passaggi in Taxi e ci dirigiamo rapidamente alla estacion de buses “El Recreo”. La scelta della compagnia di trasporti non è da considerarsi secondaria nella tutela della propria persona: in alcuni casi 1$ di differenza nel costo del biglietto può significare un numero di incidenti mortali nell’ultimo mese inferiore alla media, in altri casi significa solo che riceverete una bottiglietta d’acqua e delle noccioline comprese nel prezzo.
Dopo cinque-sette ore, trenta-quaranta cascate e otto venditori di purganti antiparassitari miracolosi, sarete arrivati a Puyo.
La domanda vera dovrebbe essere: Perché siete andati a Puyo? Se non siete ingegneri della Shell o reclute dell’esercito ecuadoriano, ci sono buone possibilità che siate lì per accedere al misterioso groviglio vegetoanimale noto come Amazzonia, per studiarne la biodiversità, la multiculturalità o la varietà di sostanze allucinogene che questo produce.Qualunque sia la ragione, deciderete presto che lo squallido, cementoso, multilingue centro urbano, sarà di ben poco interesse per i nuovi arrivati, giusto il tempo di identificare un internet point funzionale e avrete subito voglia di avventurarvi nel verde. Beh, ora non resta che scegliere una delle sette nazionalità indigene della provincia da cui farsi ospitare. Esclusi i Kichwa, che vanno troppo di moda, gli Zàpara, che ne sono una brutta copia, i Waoroani, che potrebbero creare imbarazzo con le loro nudità esposte, resta da scegliere fra Shiwiar, Andoa o Achua (perché, non so perché, sono fatti miei). I guerrieri invitti dai conquistadores, capelloni, simpatici e incorreggibili: gli Shuar!

Intorno al 1599, i conquistadores decisero che anche gli Shuar (ai tempi noti come Indiani Jivaro) dovessero pagare tributi in oro come gli altri indigeni conquistati. Questo non piacque affatto agli Shuar. In una settimana sterminarono trentamila coloni spagnoli. Il governatore della regione venne sequestrato e oro fuso colò direttamente nella sua gola, per “soddisfare” la sua sete di metalli preziosi (agli Shuar non manca certo il senso dell’ironia). Dopo l’episodio, a nessuno saltò in mente di disturbare la tribù fino all’arrivo dei missionari cattolici.
Conosciuti ai più per la pratica di rimpicciolire le teste (usanza “ufficialmente” proibita) gli Shuar sono anche appassionati consumatori di sostanze psicotrope come il Natèm (meglio noto come Ayahuasca) e il Maikiwa (o Floripondio). Insomma, quello che ci vuole per una rilassante scampagnata Amazzonica.

Il Maikiwa o Makiuao come vi pare, visto che lo Shuar Chicham (idioma Shuar) non è una lingua scritta, è piuttosto impegnativo: si richiede un digiuno di almeno due giorni, e dopo averlo assunto, è proibito sfamarsi o dissetarsi per altre ventiquattro ore. Pare che le allucinazioni possano durare anche quattro giorni, durante i quali “l’utente” entra in contatto con gli spiriti del bosco e degli antenati, della cascata sacra e, telepaticamente, comunica con il mago Zurlì e Wanna Marchi. Sono interessanti anche i motivi per cui viene utilizzata questa bevanda a base di estratti di rampicanti e foglie. Oltre all’intuibile funzione cerimoniale, spesso coadiuvata da Sciamani, gli Shuar somministrano Maikiwa anche a bambini e animali come punizione per misfatti e irriverenze, in modo tale da mostrare loro dove hanno sbagliato. Inoltre, il Maikiwa viene assunto per ricevere risposte quando ci si trova di fronte a una scelta o, ancora, svolgere la funzione di anestetico e rimedio curativo per un gran numero di mali, da quelli fisici (fratture, infezioni, astenia e afflizione da Berlusconismo) a quelli causati da sciamani rivali sotto forma di dardi invisibili, portatori di maledizioni chiamati tsenstsak.

 

L’Ayahuasca è meno impegnativa. Troverete numerosi sedicenti sciamani disposti a prepararvela: questa richiede solo mezza giornata di digiuno, ma pure il potere “predittivo” sarà meno intenso. Può servire per sapere che tempo farà domani o cosa danno stasera su TelePastaza, ma potreste ritrovarvi con un acufene che suona come i tamburi di Jumanji. Qualcuno afferma che l’uso di Ayahuasca riduca l’insorgenza di disturbi psichici* ma in fondo c’è anche chi crede alle scie chimiche o ai Rettiliani. Non credo quindi che possa sostituire i TSO negli anni a venire.

Gli Shuar hanno anche una strana passione per il vomito, caratteristica che li avvicina alle preadolescenti occidentali: anziché evitare sostanze che inducano emesi, loro ne sono cultori. Vi offriranno spesso guayusa o specie simili, una sorta di noce moscata che viene bollita e la cui acqua di cottura, bevuta a litri in pochi minuti, porta a rivomitare il tutto, “purificando” e conferendo energia corporea al praticante. Anche le suddette sostanze psicotrope inducono vomito a vari livelli, ma lo scopo non è tanto quello di dimagrire per assomigliare a Paris Hilton, quanto piuttosto la solita purificazione, perseguita anche attraverso docce nelle cascate e inalazioni di acqua di tabacco.

Lo so, avreste voluto sentire di come e perché rimpiccioliscono le teste, ma il viaggio è anche scoperta, quindi eviterò lo spoiler. Detto questo, consiglio vivamente di non aggirarsi solitari in zone isolate, di evitare il look da metallaro (le tsantsa hanno sempre i capelli lunghi) e di non fare domande troppo esplicite riguardo a dove trovare una tsantsa (è un argomento piuttosto delicato).

Raccomandazioni finali:
  • Quando vi vengono offerti, accettate i gusanos (grosse larve bianche con testa rossa da mangiare vive), sono una prelibatezza e buona fonte di proteine.
  • Se siete allergici alle banane o al Platano morirete di fame.
  • Non fate giudizi femministi sulla loro poligamia.
  • Nei voli interni assicuratevi che il pilota non sia ubriaco.
  • Portate stivali e impermeabile.
  • Se il nome Shuar che vi viene dato non significa niente, non rimaneteci male. Basta che suoni bene.
 

Buen Viaje.

Testo: Shakai
Immagini: Bernardo Anichini

 

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