Il gioco è semplice. Le regole sono poche ma, perché funzioni e si possa ripetere all’infinito, tutti devono conoscerle. Nel gioco i partecipanti devono sciogliere un enigma. A ciascun concorrente è affidata una pedina di colore diverso e consegnata una scheda prestampata dove annotare gli indizi. I suggerimenti per risolvere il gioco sono contenuti in un telefono gigante posto al centro del tabellone e vengono rivelati a turno ai giocatori semplicemente accostando l’orecchio alla cornetta. Il turno e la posizione delle pedine sono decisi dai dadi, e dunque dal caso. Le pedine si muovono lungo il percorso obbligato segnato sul tabellone. A ogni posizione è associato un numero da digitare sul telefono e un indizio da ascoltare.
La partita dura finché qualcuno non pensa di aver scoperto il mistero. Allora, e soltanto se è il suo turno, compone il numero di sei cifre impresso sulla cornetta. Quando il giocatore è sicuro che dall’altra parte ci sia qualcuno che lo ascolti riferisce a bassa voce la sua scoperta e, se è corretta, il telefono gli comunica altrettanto sottovoce la vittoria.
A quel punto la partita è finita, e si può ricominciare.
Il gioco si fonda sul numero infinito di misteri possibili, sull’onestà dei partecipanti e sul riserbo totale durante tutte le fasi della partita.

L’eterno giocare è minacciato soltanto dal numero limitato di schede del blocco segna indizi: sono tabelle dove segnare il proprio nome in alto a sinistra, e quello degli avversari nelle righe che seguono; nell’estremo inferiore del foglio ci sono gli spazi da riempire con gli argomenti scelti dal telefono. Le righe e le colonne che compongono le schede formano una griglia che si adatta al numero dei partecipanti e dei temi e che, per progressive esclusioni, porta alla soluzione.
Ogni indizio è una casella da spuntare. Talvolta una telefonata cancella intere colonne di possibilità. Talvolta non è di nessun aiuto e per diversi turni si rimane con la matita in mano senza fare progressi.
La certezza della vittoria è rappresentata idealmente dall’unica casella rimasta bianca sul foglio.
È opinione dei giocatori che il gioco possa risultare altrettanto divertente con delle fotocopie. Fondamentale, a questo proposito, è fare le copie prima che l’ultima pagina vergine sia stata usata. All’apertura della scatola, questo è il primo pensiero di tutti i partecipanti, ma è sempre troppa la voglia di giocare per non rimandare. Solo tu non partecipi al gioco.

La tua rinuncia non ha niente di eroico. È vero che così viene risparmiata ogni volta una scheda, e si rimanda il momento in cui il divertimento avrà fine per tutti, ma è altrettanto vero che il problema non viene risolto. Saresti molto più utile se, staccata una pagina dal blocco, ti allontanassi dal gruppo e andassi a fare le fotocopie. Inutili e sempre più rari sono i tentativi di coinvolgerti: la tua paura è nota a tutti, sebbene non compresa né condivisa. Sanno che, se anche ti convincessi a giocare, ti rifiuteresti di premere con la matita in modo deciso (nella speranza di non rovinare definitivamente una scheda potenzialmente recuperabile) arrivando così, nel corso della partita, a non distinguere più gli indizi dalle semplici ombre e increspature della carta.
Per questo hanno smesso di insistere. Per di più, una simile condotta non sarebbe d’intralcio soltanto per la tua pedina, ma anche per quelle degli altri che, seguendo le tue mosse come suggerite dal telefono, potrebbero scartare ipotesi plausibili e addirittura risolutive della partita.
Quest’ultimo punto è l’unico sul quale non sei convinto. Data l’assoluta arbitrarietà del processo, come potresti influenzare gli altri con i tuoi errori?
I tuoi dubbi sembrano destinati a rimanere irrisolti, perché le partite si susseguono da decenni senza che i fogli finiscano o che il telefono si scarichi. Da tempo nessuno ti invita più al gioco. Si limitano a lasciarti un posto sulla panca, e una pedina appena fuori dal tabellone. Nessuno ricorda più il motivo per il quale hai rinunciato a giocare sin dall’inizio. Perfino tu, talvolta, dimenticando le tue paure, ti distrai e valuti se partecipare alla partita successiva; o addirittura se lasciare per sempre il tavolo. Immancabilmente una nuova partita comincia senza che tu ti sia mosso o abbia annunciato di volere partecipare.
Semplicemente rimani al tuo posto.
Non puoi escludere che il tuo comportamento abbia a che fare con il sorriso che ti rivolgono ogni volta i vincitori mentre sentono il telefono confermare in un sussurro la soluzione.
Testo: Stefano Mussari
Immagine: Margareta Nemo

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