Li Ciddì Invisibili presenta

ARTISTA: And Then You Die
DISCO: I Dreamt About You And Then You Die
ETICHETTA: Insane Mask Rec
ANNO: 2013
GENERE: Hardcore, metalcore, die-core
VOTO: 8

Che ce l’avessero in testa, il pallino della morte, è stato chiaro sin da subito.
Gli And Then You Die si sono sempre presentati vestiti di nero, con maschere, o meglio, coprivolto neri, e poche interviste rilasciate incentrate sul tema del nulla, della fine, dell’anti. Ermetici.
Anche a microfoni spenti, i due sono sempre dietro a litigare, sempre incazzati tra loro. Fingono bene i ragazzi.
Non a caso il loro omonimo disco d’esordio ha fatto breccia tra i personaggi più oscuri di una fan-base sia hardcore che metal.
Buoni consensi prima, ancora di più adesso, con la loro seconda opera I Dreamt About You And Then You Die. Come nel primo disco, anche nel secondo non dimenticano il nome del loro gruppo, che continua ad essere presente in tutti i titoli e testi delle canzoni dell’album.
Un metalcore infiammato, una batteria che pulsa quanto un cuore adrenalinico, e la chitarra spinta su distorti, quasi acidi, riff, pensati, studiati e realizzati con l’acceleratore pigiato. La registrazione con la nuova Insane Mask Rec si fa sentire, la qualità del suono è diventata molto più curata, nessun effetto cantina, ma una sostanziale purezza sonora. Le canzoni sono brevi, e numerose -ben ventuno per questo secondo lavoro- in un totale di trenta minuti abbondanti. Il genere si mischia a tonalità nettamente hardcore, il più delle volte la batteria si innesta su ritmiche t-r-r-r-u-pa-t-r-r-r-r-u-pa, ma ci sono brani anche più tecnici, dove il batterista si improvvisa su controtempi, in porzioni non troppo simmetriche delle canzoni. Prendete ad esempio la sezione ritmica di “Your Mother Is Now A Father And Then You Die” che sbarella qualsiasi concezione di sincronia, oppure la ultra veloce del disco “I Cannot Be Bored By You Cunts And Then You Die”, ottima soluzione impararla per un desiderio di veloce dieta, che alterna strofe a quattro quarti e cinque quarti.
La voce è sempre screamata alta, e tiene bene le altezze, un po’ meno dal vivo, a parte quando gioca su momenti striduli, l’apice dello scandalo canoro lo si raggiunge in “The Devil Writes Poetry About The Cats Of Your Sons And Then You Die” oppure in “The Poisoned Coffe And Then You Die”.
Tutto questo casino in due. Anche dal vivo. Grazie ad amplificatori e distorsori.
Il monotema dei loro testi alle volte li rende un po’ banali, bene o male si intuisce sempre dove andranno a parare, ma forse è un po’ il loro marchio di fabbrica, far culminare tutti i brani con “and then you die”.
Di certo la loro funebre simpatia fa scappare qualche sorriso un po’ macabro -anche grazie al fatto che nei loro booklet ci sono i testi- ma le battute devono anche essere cattive.
A ridosso dell’estate cominceranno la loro attività live. Inizialmente sporadiche, le apparizioni si intensificheranno con l’arrivo del fresco, tra centri sociali e lugubri localacci. Siete pronti a morire?

Testo: Alessandro Rabitti
Immagine: Bernardo Anichini

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